ROMA Giovanni Paolo II pare essersi rimesso un po in
salute. Ma la curia vaticana no. Specie gli uomini vicinissimi al
papa sono peggiorati in confusione. Lultimo infortunio ha per
protagonisti i due che più governano la sua immagine pubblica:
larcivescovo Stanislaw Dziwisz (nella foto), suo segretario
personale e prefetto aggiunto della casa pontificia, e il numerario
dellOpus Dei Joaquín Navarro-Valls, direttore della sala
stampa vaticana.
La pietra dinciampo è stata lultimo film di Mel
Gibson sulla passione di Cristo. Un film che è diventato materia
dintrigo internazionale prima ancora darrivare nelle sale.
Dziwisz e Navarro hanno avuto lidea di tirar dentro in pieno
papa Karol Wojtyla nella querelle. E quando hanno abbozzato una retromarcia,
hanno fatto il disastro. Hanno negato, sia luno che laltro,
che il papa abbia mai pronunciato il commento che tutto il mondo ha
saputo proprio da loro due. Ma andiamo per ordine.
È la sera di venerdì 5 dicembre 2003 e nella sua sala
da pranzo Giovanni Paolo II, assieme a Dziwisz, vede in dvd su grande
schermo la prima parte di The Passion. Il giorno dopo
completa la visione. E il lunedì successivo, 8 dicembre, festa
dellImmacolata Concezione, Dziwisz riceve i quattro che hanno
fornito lanteprima al papa. Sono Steve McEveety, il produttore
americano del film, con la moglie; e Jan Michelini, laiuto regista
di Mel Gibson, con il padre Alberto, ex anchorman del Tg 1 e parlamentare
di Forza Italia.
I Michelini padre e figlio sono entrambi soprannumerari dellOpus
Dei. Jan nacque, con la sorella gemella, nel 1979, durante il primo
viaggio del papa in Polonia, e di ritorno a Roma fu Wojtyla in persona
a impartirgli il battesimo, il primo del suo pontificato. Da allora
sono rimasti legatissimi, con tanto di segni dal cielo. Durante la
lavorazione del film un fulmine ha colpito Jan Michelini mentre girava
la crocifissione, e un altro fulmine è calato su di lui proprio
il 5 dicembre, il giorno dellanteprima al papa. In entrambi
i casi è uscito indenne.
La conversazione avviene in italiano. E a tradurre in inglese a McEveety
e alla moglie ciò che Dziwisz riferisce del papa sono i Michelini.
La frase clou è la seguente: It is as it was. Undici
lettere per dire che il film è proprio come avvenne in
realtà. Quanto basta per far schierare il papa a totale
sostegno delladerenza di The Passion ai vangeli.
Quel lunedì 8 dicembre anche Navarro vede il film di Mel Gibson.
Passano pochi giorni e il 16, negli Stati Uniti, Variety
fa lo scoop: il papa ha visto il film in anteprima. Il 17 due giornali
importanti rincarano. Su The Wall Street Journal la più
celebre columnist dAmerica, Peggy Noonan, cattolica allantica,
già autrice dei più memorabili discorsi di Ronald Reagan,
rende pubblico lIt is as it was di papa Wojtyla
indicando come fonte diretta McEveety, come fonte ultima Dziwisz e
come ulteriore conferma un messaggio e-mail a lei trasmesso da Navarro.
Contemporaneamente, sul settimanale progressista National Catholic
Reporter il corrispondente da Roma John L. Allen Jr. riporta
lidentica frase del papa dando come fonte unanonima
autorità vaticana, della quale riferisce anche il seguente
vaticinio: Vi saranno conversioni a causa di questo film.
Lindomani la Reuters e lAssociated Press
raccolgono dal Vaticano ulteriori conferme. E per il film di Mel Gibson
è beatificazione. A metà dicembre, già mezza
curia romana lha visto e ne è rimasta estasiata. Prima
ancora dellentrata in campo del papa avevano dato parere ultrafavorevole
due personaggi di grande peso: il cardinale Darío Castrillón
Hoyos (Sono pronto a scambiare tutte le mie omelie sulla passione
di Gesù con suna sola scena del film di Mel Gibson) e
il sottosegretario della congregazione per la dottrina della fede,
braccio destro del cardinale Joseph Ratzinger, lamericano Joseph
Augustine Di Noia, dellordine di San Domenico, in una chilometrica
intervista dell8 dicembre allagenzia internazionale Zenit.
Di Noia smantella punto per punto gli argomenti dei detrattori del
film. The Passion non è antisemita, checché
ne dica qualche ebreo, non tutti, dellAnti-Defamation League
o qualche biblista della conferenza dei vescovi degli Stati Uniti:
intanto perché lattrice che interpreta la Madonna, la
rumena Maia Morgenstern, è essa stessa ebrea e figlia di sopravvissuti
allo sterminio, ma soprattutto perché la forza del film è
nella sua capacità di interpellare e scuotere lo spettattore,
ciascuno spettatore, e far sentire anche lui, come tutti, peccatore
e responsabile in proprio della morte di Gesù. Secondo, The
Passion non è incomprensibile perché recitato
in aramaico e in latino: la sua eloquenza è tutta nelle immagini,
come i capolavori di Michelangelo o del Caravaggio che non hanno bisogno
di traduzioni. Terzo, The Passion non è per sentimentali:
è film di robusta dottrina cattolica: Per i fedeli che
lo vedranno, andare a messa non sarà più come prima.
Insomma, The Passion è vangelo fedelissimamente
filmato: It is as it was.
E allora che bisogno cera di mettere in mezzo anche il papa,
in questo coro mondiale che già vede attivissimi, a sostegno
concorde del film, prelati di curia e vescovi (il più vivace
quello di Denver, il francescano Charles Chaput), movimenti agguerriti
tipo lOpus Dei e i Legionari di Cristo (lagenzia Zenit
è dellarea), autorità neoconservative del calibro
di Michael Novak o del direttore di Crisis Deal Hudson,
gruppi di pressione neotradizionalisti come lIstituto di Cristo
Re Sommo Sacerdote, network cattolici continentali come lagenzia
Aciprensa che copre lintera America Latina?
No, non cera proprio bisogno di mettere in mezzo Giovanni Paolo
II: questo, almeno, è ciò che pensano altri dirigenti
vaticani, specie della segreteria di stato. Il 24 dicembre, vigilia
di Natale, Cindy Wooden del Catholic News Service, lagenzia
della conferenza episcopale degli Stati Uniti, cita due anonimi prelati
vicini al papa i quali negano che egli abbia pronunciato
giudizi sul film.
Ma il 9 gennaio John Allen del National Catholic Reporter
cita di nuovo la sua fonte vaticana che gli conferma che il papa ha
detto eccome quella frase, arricchendola di nuovi particolari. E il
18, sul New York Times, Franck Rich scrive daver
saputo in inglese, dallitalian translator dellincontro
tra Dziwisz e McEveety, che il segretario del papa avrebbe aggiunto
di suo, a commento del film, laggettivo: incredible.
A chi dar retta? Dziwisz, in Vaticano, è alle strette e alla
fine rinnega se stesso. Il 19 gennaio dichiara a Catholic News
Service che il Santo Padre non ha detto a nessuno la sua
opinione su questo film e che tutto quello che sè
fatto dire a lui non è vero.
Ed è putiferio. Jan Michelini riconferma la sua versione. McEveety
fa circolare un messaggio e-mail di Navarro che gli dice di non preoccuparsi
e di andare avanti ad usare la frase fatale del papa ancora
ed ancora ed ancora. Rod Dreher del Dallas Morning News
chiede ulteriore conferma a Navarro e questi gli risponde che no,
i suoi messaggi a McEveety e ad altri non sono mai stati suoi, sono
un falso. Eppure tutti risultano essere usciti dal medesimo indirizzo
web vaticano, lo stesso da cui è partita la loro sconfessione.
Il 22 gennaio il direttore della sala stampa emette un comunicato
ufficiale: È abitudine del Santo Padre non esprimere
giudizi pubblici su opere artistiche. Ma in privato? Di certo,
in pubblico sono andate in scena delle grandi bugie.
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Link utili
Il comunicato del 24 giugno 2003 dellAnti-Defamation
League con le accuse di antisemitismo al film di Mel Gibson formulate
da esperti della stessa ADL e del segretariato ecumenico ed interreligioso
della conferenza episcopale degli Stati Uniti: ADL
Statement on Mel Gibson's The Passion
La presa di distanza della conferenza episcopale degli
Stati Uniti dai giudizi espressi da esperti del suo segretariato ecumenico
ed interreligioso:
Ecumenical
and Interreligious Committee Responds To News Report
Il commento al film di monsignor Augustine Di Noia,
sottosegretario della congregazione vaticana per la dottrina della fede,
in unintervista a Zenit dell8 dicembre 2003:
Mel
Gibson's "Passion" on Review at the Vatican. Exclusive Interview
with Father Di Noia
Leditoriale di Peggy Noonan su The Wall
Street Journal del 17 dicembre 2003, con per titolo la frase dapprezzamento
del film pronunciata dal papa:
"It
Is as It Was"
Lintervista a Catholic News Service
del 19 gennaio 2004 dellarcivescovo Stanislaw Dziwisz, nella quale
egli nega che Giovanni Paolo II abbia espresso giudizi sul film:
Pope
never commented on Gibson's Passion film, says papal secretary
La column del 22 gennaio 2004 nella quale Peggy Noonan
dà conto dellintrigo di affermazioni e smentite: Passion
and Intrigue
La dichiarazione del 22 gennaio 2004 del portavoce vaticano
Joaquín Navarro-Valls: Dichiarazione
del direttore della sala stampa della Santa Sede
La ricostruzione dettagliata della vicenda nella Newsletter
di John L. Allen Jr., corrispondente a Roma del National Catholic
Reporter:
Update
on The Passion The Word From Rome, January
23, 2004
Il dossier su The Passion of the Christ
nel sito dellagenzia cattolica latinoamericana Aciprensa:
"The
Passion of the Christ. Todo sobre la Película
Un altro dossier a sostegno del film di Mel Gibson nel
sito dellIstitutum Christi Regis Summi Sacerdotis:
Mel Gibsons
The Passion of Jesus Christ
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