Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.


[Indice degli articoli]   [Home]

Pubblichiamo quanto scritto da L’Espresso n. 6 del 6-12 febbraio 2004 e ripreso dal sito web www.chiesa.espressonline.it.
Non possiamo non condividere il giudizio implicito nel titolo: imbrogli e confusione, che purtoppo non sono limitabili ai film!  Il guaio è che imbroglio e confusione sembrano caratterizzare il Vaticano giovanpaolino: non si capisce più niente! ma il tragico più grave sta nel fatto che imbroglio e confusione appaiono "sapientemente" voluti e orchestrati, perché il fumo di Satana sia più denso e più tossico... Peccato che certe cervici siano tanto dure, da resistere ad ogni richiamo dal Cielo! Né fulmini né terremoti ottengono una qualche riflessione, un qualche ripensamento, un qualche ravvedimento... D'altronde si sa... errare umanum est, perseverare diabolicum, e il diabolus pare che sia di casa... col suo fumo.

Imbrogli vaticani. “The Passion”,
il Papa e la recensione fantasma

L’anteprima del film di Mel Gibson manda la curia in confusione. Dziwisz e Navarro prima dicono e poi negano. Anche l’Opus Dei fa la sua parte. E dal cielo calano due fulmini

di Sandro Magister



ROMA – Giovanni Paolo II pare essersi rimesso un po’ in salute. Ma la curia vaticana no. Specie gli uomini vicinissimi al papa sono peggiorati in confusione. L’ultimo infortunio ha per protagonisti i due che più governano la sua immagine pubblica: l’arcivescovo Stanislaw Dziwisz (nella foto), suo segretario personale e prefetto aggiunto della casa pontificia, e il numerario dell’Opus Dei Joaquín Navarro-Valls, direttore della sala stampa vaticana.
La pietra d’inciampo è stata l’ultimo film di Mel Gibson sulla passione di Cristo. Un film che è diventato materia d’intrigo internazionale prima ancora d’arrivare nelle sale. Dziwisz e Navarro hanno avuto l’idea di tirar dentro in pieno papa Karol Wojtyla nella querelle. E quando hanno abbozzato una retromarcia, hanno fatto il disastro. Hanno negato, sia l’uno che l’altro, che il papa abbia mai pronunciato il commento che tutto il mondo ha saputo proprio da loro due. Ma andiamo per ordine.

È la sera di venerdì 5 dicembre 2003 e nella sua sala da pranzo Giovanni Paolo II, assieme a Dziwisz, vede in dvd su grande schermo la prima parte di “The Passion”. Il giorno dopo completa la visione. E il lunedì successivo, 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, Dziwisz riceve i quattro che hanno fornito l’anteprima al papa. Sono Steve McEveety, il produttore americano del film, con la moglie; e Jan Michelini, l’aiuto regista di Mel Gibson, con il padre Alberto, ex anchorman del Tg 1 e parlamentare di Forza Italia.

I Michelini padre e figlio sono entrambi soprannumerari dell’Opus Dei. Jan nacque, con la sorella gemella, nel 1979, durante il primo viaggio del papa in Polonia, e di ritorno a Roma fu Wojtyla in persona a impartirgli il battesimo, il primo del suo pontificato. Da allora sono rimasti legatissimi, con tanto di segni dal cielo. Durante la lavorazione del film un fulmine ha colpito Jan Michelini mentre girava la crocifissione, e un altro fulmine è calato su di lui proprio il 5 dicembre, il giorno dell’anteprima al papa. In entrambi i casi è uscito indenne.

La conversazione avviene in italiano. E a tradurre in inglese a McEveety e alla moglie ciò che Dziwisz riferisce del papa sono i Michelini. La frase clou è la seguente: “It is as it was”. Undici lettere per dire che il film “è proprio come avvenne in realtà”. Quanto basta per far schierare il papa a totale sostegno dell’aderenza di “The Passion” ai vangeli.

Quel lunedì 8 dicembre anche Navarro vede il film di Mel Gibson. Passano pochi giorni e il 16, negli Stati Uniti, “Variety” fa lo scoop: il papa ha visto il film in anteprima. Il 17 due giornali importanti rincarano. Su “The Wall Street Journal” la più celebre columnist d’America, Peggy Noonan, cattolica all’antica, già autrice dei più memorabili discorsi di Ronald Reagan, rende pubblico l’”It is as it was” di papa Wojtyla indicando come fonte diretta McEveety, come fonte ultima Dziwisz e come ulteriore conferma un messaggio e-mail a lei trasmesso da Navarro. Contemporaneamente, sul settimanale progressista “National Catholic Reporter” il corrispondente da Roma John L. Allen Jr. riporta l’identica frase del papa dando come fonte un’”anonima autorità vaticana”, della quale riferisce anche il seguente vaticinio: “Vi saranno conversioni a causa di questo film”.

L’indomani la “Reuters” e l’”Associated Press” raccolgono dal Vaticano ulteriori conferme. E per il film di Mel Gibson è beatificazione. A metà dicembre, già mezza curia romana l’ha visto e ne è rimasta estasiata. Prima ancora dell’entrata in campo del papa avevano dato parere ultrafavorevole due personaggi di grande peso: il cardinale Darío Castrillón Hoyos (“Sono pronto a scambiare tutte le mie omelie sulla passione di Gesù con suna sola scena del film di Mel Gibson”) e il sottosegretario della congregazione per la dottrina della fede, braccio destro del cardinale Joseph Ratzinger, l’americano Joseph Augustine Di Noia, dell’ordine di San Domenico, in una chilometrica intervista dell’8 dicembre all’agenzia internazionale “Zenit”.

Di Noia smantella punto per punto gli argomenti dei detrattori del film. “The Passion” non è antisemita, checché ne dica qualche ebreo, non tutti, dell’Anti-Defamation League o qualche biblista della conferenza dei vescovi degli Stati Uniti: intanto perché l’attrice che interpreta la Madonna, la rumena Maia Morgenstern, è essa stessa ebrea e figlia di sopravvissuti allo sterminio, ma soprattutto perché la forza del film è nella sua capacità di interpellare e scuotere lo spettattore, ciascuno spettatore, e far sentire anche lui, come tutti, peccatore e responsabile in proprio della morte di Gesù. Secondo, “The Passion” non è incomprensibile perché recitato in aramaico e in latino: la sua eloquenza è tutta nelle immagini, come i capolavori di Michelangelo o del Caravaggio che non hanno bisogno di traduzioni. Terzo, “The Passion” non è per sentimentali: è film di robusta dottrina cattolica: “Per i fedeli che lo vedranno, andare a messa non sarà più come prima”. Insomma, “The Passion” è vangelo fedelissimamente filmato: “It is as it was”.

E allora che bisogno c’era di mettere in mezzo anche il papa, in questo coro mondiale che già vede attivissimi, a sostegno concorde del film, prelati di curia e vescovi (il più vivace quello di Denver, il francescano Charles Chaput), movimenti agguerriti tipo l’Opus Dei e i Legionari di Cristo (l’agenzia “Zenit” è dell’area), autorità neoconservative del calibro di Michael Novak o del direttore di “Crisis” Deal Hudson, gruppi di pressione neotradizionalisti come l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, network cattolici continentali come l’agenzia “Aciprensa” che copre l’intera America Latina?

No, non c’era proprio bisogno di mettere in mezzo Giovanni Paolo II: questo, almeno, è ciò che pensano altri dirigenti vaticani, specie della segreteria di stato. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, Cindy Wooden del “Catholic News Service”, l’agenzia della conferenza episcopale degli Stati Uniti, cita due anonimi prelati “vicini al papa” i quali negano che egli abbia pronunciato giudizi sul film.

Ma il 9 gennaio John Allen del “National Catholic Reporter” cita di nuovo la sua fonte vaticana che gli conferma che il papa ha detto eccome quella frase, arricchendola di nuovi particolari. E il 18, sul “New York Times”, Franck Rich scrive d’aver saputo in inglese, dall’”italian translator” dell’incontro tra Dziwisz e McEveety, che il segretario del papa avrebbe aggiunto di suo, a commento del film, l’aggettivo: “incredible”. A chi dar retta? Dziwisz, in Vaticano, è alle strette e alla fine rinnega se stesso. Il 19 gennaio dichiara a “Catholic News Service” che “il Santo Padre non ha detto a nessuno la sua opinione su questo film” e che tutto quello che s’è fatto dire a lui “non è vero”.

Ed è putiferio. Jan Michelini riconferma la sua versione. McEveety fa circolare un messaggio e-mail di Navarro che gli dice di non preoccuparsi e di andare avanti ad usare la frase fatale del papa “ancora ed ancora ed ancora”. Rod Dreher del “Dallas Morning News” chiede ulteriore conferma a Navarro e questi gli risponde che no, i suoi messaggi a McEveety e ad altri non sono mai stati suoi, sono un falso. Eppure tutti risultano essere usciti dal medesimo indirizzo web vaticano, lo stesso da cui è partita la loro sconfessione. Il 22 gennaio il direttore della sala stampa emette un comunicato ufficiale: “È abitudine del Santo Padre non esprimere giudizi pubblici su opere artistiche”. Ma in privato? Di certo, in pubblico sono andate in scena delle grandi bugie.

__________


Link utili

Il comunicato del 24 giugno 2003 dell’Anti-Defamation League con le accuse di antisemitismo al film di Mel Gibson formulate da esperti della stessa ADL e del segretariato ecumenico ed interreligioso della conferenza episcopale degli Stati Uniti: ADL Statement on Mel Gibson's “The Passion”

La presa di distanza della conferenza episcopale degli Stati Uniti dai giudizi espressi da esperti del suo segretariato ecumenico ed interreligioso:
Ecumenical and Interreligious Committee Responds To News Report

Il commento al film di monsignor Augustine Di Noia, sottosegretario della congregazione vaticana per la dottrina della fede, in un’intervista a “Zenit” dell’8 dicembre 2003:
Mel Gibson's "Passion" on Review at the Vatican. Exclusive Interview with Father Di Noia

L’editoriale di Peggy Noonan su “The Wall Street Journal” del 17 dicembre 2003, con per titolo la frase d’apprezzamento del film pronunciata dal papa:
"It Is as It Was"

L’intervista a “Catholic News Service” del 19 gennaio 2004 dell’arcivescovo Stanislaw Dziwisz, nella quale egli nega che Giovanni Paolo II abbia espresso giudizi sul film:
Pope never commented on Gibson's “Passion” film, says papal secretary

La column del 22 gennaio 2004 nella quale Peggy Noonan dà conto dell’intrigo di affermazioni e smentite: “Passion” and Intrigue

La dichiarazione del 22 gennaio 2004 del portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls: Dichiarazione del direttore della sala stampa della Santa Sede

La ricostruzione dettagliata della vicenda nella Newsletter di John L. Allen Jr., corrispondente a Roma del “National Catholic Reporter”:
Update on “The Passion” – “The Word From Rome”, January 23, 2004

Il dossier su “The Passion of the Christ” nel sito dell’agenzia cattolica latinoamericana “Aciprensa”: "The Passion of the Christ”. Todo sobre la Película

Un altro dossier a sostegno del film di Mel Gibson nel sito dell’”Istitutum Christi Regis Summi Sacerdotis”: Mel Gibson’s “The Passion of Jesus Christ”

Sullo stesso argomento vedere:
The Passion of the Christ un film da vedere e da far vedere
Gli Ebrei americani mettono in croce il film The Passion

[Indice degli articoli]   [Home]